Pubblicato nel numero di Aprile/Maggio dell’Avanti
Una riduzione che in termini occupazionali ha significato circa 27mila posti di lavoro in meno, ed in termini economici, la paralisi di micro sistemi economici locali che si mantenevano quasi esclusivamente sul turismo, oltre all’esposizione delle nostre aziende turistiche alle speculazioni dei fondi finanziari principalmente stranieri. Una situazione che appare amplificata nella nostra regione, che, nel pieno dell’espansione del mercato turistico ha dovuto subire un grave arresto, provocando la paralisi di intere aree che del turismo hanno fatto il volano principale dell’economia. Basti pensare che secondo l’lSTAT le costiere amalfitana e sorrentina insieme alle isole del golfo hanno perso quasi il 70% di presenze, con la maggioranza delle strutture ricettive che hanno rinunciato all’apertura estiva a causa della mancanza di prenotazioni, innescando, inevitabilmente, l’effetto domino, su tutto il commercio locale.
Finalmente un Ministero Ad hoc per il Turismo
A far riaccendere una fiammella di speranza nel comparto ci ha pensato il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi, che si è dimostrato estremamente sensibile alla materia, e sin da subito ha portato una ventata di area nuova e riformista, istituendo il Ministero del turismo come personalmente auspicavo già un anno fà. Nel suo discorso per la fiducia in Senato, Draghi ha espresso chiaramente l’idea che questo settore vada riformato dalla base, per rendere sempre più armonica la legislazione di un settore fortemente dinamico favorendo così la possibilità di avere un’offerta turistica sempre performante.
Il presidente del consiglio ha detto che “Vanno messe in campo misure che permettano alle imprese del turismo di non fallire. Bisogna impedire che in questo periodo queste imprese falliscano perché poi si perde un capitale che, spesso, è capitale umano. Per un Paese ad alta vocazione turistica come il nostro si tratta di una questione essenziale. Vanno messe in campo misure che permettano alle imprese del turismo di non fallire e ai lavoratori di tutelare i livelli di reddito”. Bisogna cogliere l’opportunità offerta da questo stop forzato come se fosse l’anno zero del turismo, in cui gettare le basi per una vera riforma, e soprattutto per un doveroso adeguamento normativo, fermo ormai da troppo tempo.
Un paese come il nostro che si stima abbia, a seconda della definizione di Patrimonio culturale, dal 60% al 75% di tutti i beni artistici esistenti in ogni continente, oltre ad una connotazione paesaggistica unica, non può prescindere dallo sviluppare un settore che in tempi di pace è destinato a crescere e divenire importante volano per l’economia nazionale. D’altro canto si spera che questo nuovo vento porti anche nelle Istituzioni locali una diversa, e più attenta sensibilità verso quello che può essere e dovrà essere il traino dell’economia campana.